Romeo e Giulietta in seconda media: un aiuto a crescere, conoscersi e mettersi in gioco
Il 27 e 28 aprile, nel cortile della scuola, le quattro classi seconde hanno messo in scena “Romeo e Giulietta”, tragedia di William Shakespeare, letta in classe dai ragazzi in due versioni ridotte, sia in lingua inglese che in italiano. Lo spettacolo è stato solo l’evento conclusivo di un laboratorio teatrale che ha coinvolto gli alunni per alcuni mesi, a partire da gennaio, sotto la guida di Giuditta Mingucci, attrice, regista e direttrice artistica, e Francesca Gabucci, attrice e regista. Durante le prove, immedesimandosi nei personaggi, i ragazzi hanno compreso meglio la forza dei sentimenti presenti nelle tragedie, come l’odio e l’amore, e approfondito ciò che aveva spiegato il Rettore, la prof.ssa Fertoli, in una lezione sulla tragedia greca introduttiva al percorso di teatro.
Il laboratorio teatrale ha permesso anche questa volta di raggiungere obiettivi inaspettati, non solo per la bellezza dello spettacolo finale, ma anche grazie al percorso che ogni ragazzo ha svolto personalmente nell’incontro con il testo e la drammatizzazione.
Ecco alcune loro considerazioni alla fine del lavoro:
Parlare, attraverso la recitazione, con compagni con cui non parli spesso è stato bello, e per me è stato anche un modo per farsi conoscere meglio. (Pietro Casale)
Il teatro mi ha aiutato anche nella vita quotidiana: mi ha reso più sicura di me e mi ha fatto pensare di meno al giudizio degli altri. Penso che questo sia accaduto perché mi sono scoperta avere le stesse difficoltà e abilità dei miei compagni. Mi ha dato infine sicurezza, quando avevo paura di sbagliare, seguire un adulto che mi correggeva. (Valentina Rodari)
A me l’esperienza teatrale fatta in questi mesi è piaciuta tantissimo, mi ha molto colpito come da un libro letto inizialmente in inglese, poi approfondito lavorandoci su, siamo riusciti a trasformarlo in una bellissima opera teatrale. Soprattutto mi è molto piaciuto, più che il risultato finale (che è stato molto bello e ben fatto), il percorso che abbiamo fatto per arrivare al risultato, come tutti si sono messi in gioco, si sono tutti fin da subito impegnati, e alcuni hanno scoperto qualità che non pensavano di avere. Tanti sul palco si trasformavano e magari chi era timido riusciva a dare il meglio di sé e a trasformare la propria timidezza in un punto di forza. (Maria Vittoria Savino)
È strano quando non hai mai sperimentato qualcosa e, non appena ti viene proposta, ti accorgi della bellezza inaspettata di essa. Ho provato la medesima esperienza con il lavoro teatrale. Un viaggio fantastico costellato di incontri con i tuoi compagni che pensavi di conoscere, ma che rivelano aspetti profondi e ancora in gran parte insondabili del loro carattere; persino i miei più vecchi amici si sono rivelati con mia grande sorpresa delle miniere piene d’oro grezzo. In questo mio cammino di crescita ho imparato ad apprezzare le varie sfaccettature dell’animo umano, poiché non tutti avevano tantissime battute o discorsi ma, come in un perfetto cronometro svizzero, ogni singolo elemento è importante per il funzionamento dell’insieme e contribuisce alla bellezza del lavoro comune. (Luigi Cafferini)
La cosa che più mi ha colpito è stato l’impegno da parte di tutti, fin dal principio, quando ancora non potevamo neanche vagamente immaginare il risultato. Forse è stato proprio questo a spingerci: eravamo curiosi. Ciò che però più mi ha sconvolto è che ho scoperto meglio me e i miei compagni attraverso persone che in un certo senso non eravamo noi. (Giacomo Torresani)
Ho scoperto che il teatro non è noioso come pensavo, bensì è una stupenda esperienza in cui tu metti da parte tutti i tuoi modi di fare e la tua faccia ed è come un viaggio dentro un’altra persona, perché ti devi immedesimare e devi dire parole che magari tu non avresti mai detto. (Riccardo Bocchiola)
La paura di sbagliare non ci fa essere noi stessi mentre recitiamo, ma quando una persona “sconfigge” la paura, come abbiamo fatto io e i miei compagni, vengono fuori dei capolavori. Il teatro secondo me ci ha cambiati un po’, perché ci ha resi più sicuri e senza la paura che avevamo prima ad esporci ad altre persone. (Stefano Vitali)
Sono riuscita a capire che le cose anche fatte insieme possono venire bene, io infatti pensavo che se fossi stato da solo sarei riuscito a recitare meglio ma invece è l’esatto opposto. Ogni membro su quel palco era il protagonista, sia dal più bravo e dal meno bravo. (Isabella Vanzani)
Durante questi mesi di lavoro ho scoperto che per recitare al meglio nell’atmosfera giusta, non bisogna avere l’oggetto, il costume da Romeo, la fiala, il coltello ecc, ma bisogna avere in mente per chi lo fai, quanto tutti si stanno impegnando e avere in corpo la felicità di recitare. (Benedetto Furlan)
Inizialmente ho preso questa proposta con poca serietà, ma con l’intervento degli insegnanti e delle registe ho provato a impegnarmi di più e dopo aver studiato le battute, dopo aver capito il loro significato e il senso generale del copione, ho trovato questa esperienza divertente. La sera dello spettacolo anche i nostri genitori si divertivano a guardare trenta ragazzi di tredici anni che mettevano in scena una delle più grandi opere teatrali di William Shakespeare: Romeo e Giulietta. Incredibile! (Michele Tomaini)
Per me è stato molto significativo lavorare con i miei compagni in modo diverso dalle tradizionali lezioni in classe: ci siamo aiutati a vicenda come degli amici che hanno voglia di condividere e costruire insieme una proposta bella ed emozionante per sé e per il pubblico. (Omar Mohamed)
Avendo lavorato sul testo prima in inglese e poi in italiano, con le registe ho avuto modo di comprendere a fondo la storia d’amore raccontata da Shakespeare. Dalla tragedia di “Romeo e Giulietta” ho imparato che è importante seguire il proprio cuore e difendere i propri sentimenti. (Guglielmo Dalbesio)