Punti di Paradiso in mezzo all’Inferno – L’incontro con Andrea Nembrini
“Educazione è speranza”
Giovedì 12 novembre, Andrea Nembrini, il preside della Luigi Giussani High School di Kampala, Uganda, è venuto alla nostra scuola per raccontare a noi terze medie la sua esperienza in Africa.
La sua scuola è nata dal desiderio delle donne malate di AIDS di creare un luogo dove i loro figli potessero essere educati, perché l’educazione è speranza come dice il volantino di AVSI di quest’anno. Loro avevano questo sogno perché per prime avevano sperimentato cosa significa essere amate per ciò che si è oltre ai propri difetti; queste signore infatti spesso erano state ripudiate a causa della loro malattia e avevano perso la voglia di vivere, finché Rose, un’infermiera ugandese che ha passato la vita a curare queste donne, non aveva fatto comprendere loro che avevano un valore immenso indipendentemente dal fatto che avessero dei problemi di salute. Quindi aprire una scuola dove i loro figli potessero avere un pasto completo, un’educazione e un posto dove stare bene era per loro importantissimo.
Una scuola diversa
Oggi, la scuola, che è sempre stata sostenuta da AVSI, e si trova vicino alla baraccopoli dell’Acioli Quartier dove abitano gli studenti, e il Meeting Point International, ovvero il luogo dove si ritrovano le donne malate di AIDS per ballare, cantare ed essere felici, nonostante le difficoltà della loro vita, sono “come dei punti di paradiso in mezzo all’inferno”, come ci ha detto Andrea Nembrini. La scuola, inoltre, è bella anche esteticamente perché anche i ragazzi che la frequentano si meritano cose belle. Una caratteristica in particolare che la distingue dalle altre scuole è il metodo di insegnamento: mentre nelle altre gli insegnanti picchiano gli alunni con il bastone pubblicamente se non vanno bene nelle materie, alla scuola di Nembrini questo non accade. Questo a volte crea delle discussioni con i genitori perché in Africa si è convinti che per insegnare bene c’è bisogno di percuotere i bambini e lo fanno anche nelle case.
L’amore è più forte del male
Il preside della Giussani ci ha raccontato anche le storie di alcuni suoi ragazzi, che possono essere di tutte le età perché iniziano ad andare a scuola quando ne hanno la possibilità. Di alcuni di questi ragazzi ci ha raccontato le loro storie di cui molte mi hanno colpito. In particolare mi ha colpito la storia di uno studente di diciassette anni che dopo il covid ha frequentato la settima classe (più o meno la nostra terza media) e un giorno è stato scoperto da un professore con dei libri rubati dalla biblioteca. Quello che mi ha stupito è stato che invece di punirlo, Nembrini lo ha eletto custode della biblioteca, poiché fra tutte le cose che si rubano in quella città, lui aveva preso delle storie, perché lui desiderava leggere, un desiderio più buono che cattivo.
Un altro episodio che ci ha narrato è stato quello di una donna malata di AIDS a cui un giorno hanno distrutto la casa perché ogni tanto demoliscono alcune baracche per limitare l’espansione della baraccopoli. Lei di fronte a questo non si era scoraggiata, perché potevano toglierle anche la casa, ma non il suo valore. Dopo un po’ aveva trovato un nuovo alloggio, ma dei ladri le avevano portato via quasi tutto ciò che possedeva, e a quel punto si era abbattuta. Questa donna allora aveva chiamato Andrea Nembrini che era andato a portarle un lucchetto per provare a proteggere quello che le era rimasto e una volta là aveva visto i figli rientrare e provare a consolare la loro mamma gioendo per quello che era rimasto, riuscendo a farla ridere.
L’ultimo racconto che voglio riportare e quello della storia di Maxwell, un bambino nato nella zona nord dell’Uganda da una donna malata di AIDS che non potendo mantenerlo aveva tentato di ucciderlo da neonato per tre volte. La madre portava il bimbo nella foresta, ma ogni volta il fratello di nove anni la seguiva e lo riportava a casa. La famiglia si era poi trasferita nell’Acioli Quartier e una signora si era presa cura i due bambini di cui il maggiore era malato di AIDS e questi prima di morire le aveva raccomandato di prendersi cura del fratellino. Quindi la donna ha preso Maxwell con sé e ha deciso di iscriverlo a scuola, sebbene non se la potesse permettere, poiché, come ha detto al preside, “il suo cuore è più grande delle sue mani”, ovvero il suo amore è maggiore di ciò che può dare e così il bambino è stato mandato alla Giussani.
Questo incontro mi ha molto colpito e mi ha mostrato che l’amore è sempre più forte del male, anche quando sembra impossibile, perché il bisogno dell’uomo di sentirsi amato è in ognuno di noi e ci permette di vedere il nostro vero valore a discapito dei nostri difetti: ovunque si possono trovare degli sprazzi di paradiso anche se nell’inferno.
Irene Calvo