Come nasce un quotidiano? I ragazzi di prima media in visita al Corriere della Sera
Le classi prime hanno visitato la redazione del Corriere della Sera di via Solferino: un luogo importante per Milano e per il nostro Paese, e un’occasione unica per conoscere la storia del giornalismo e scoprire alcuni aspetti importanti di questa affascinante professione, con cui i ragazzi si confronteranno nei prossimi mesi grazie al progetto dei giornalini di classe.
La storia del Corriere della Sera
Abbiamo scoperto che il primo numero del Corriere Della Sera è uscito il 5 marzo 1876, e che il suo fondatore è Eugenio Torelli Viollier, il primo direttore.
Il nome “Corriere della Sera” ha un significato: “corriere” significa portatore di notizie, “della Sera” è stata scelta come espressione perché all’inizio del secolo scorso i giornali venivano venduti verso sera, dato che di giorno i giornalisti cercavano e trovavano le notizie e scrivevano gli articoli.
A quell’epoca i giornali venivano venduti per strada da bambini detti “strilloni”, dei ragazzi che “strillavano” le notizie principali per le strade per indurre la gente a comprare il giornale. I giornali venivano stampati con un processo molto lento e faticoso, che utilizzava bobine contenute in macchinari enormi, alti come un palazzo di quattro piani. Per comporre le pagine del giornale si utilizzava il Linotype, un macchinario che aveva delle lettere di piombo fuso con cui si componevano manualmente i testi, un carattere alla volta, per poi stamparli sui rotoli di carta. I primi giornali avevano pochissime pagine in confronto a quelli di oggi!
Nella storica Sala Albertini, dove ancora oggi per tre volte al giorno i caporedattori si radunano per pensare a come dovrà essere il giornale del giorno seguente, c’è un lungo tavolo di legno con i lati lunghi leggermente inclinati per poter scrivere bene e a lungo, come si faceva un tempo. I questa sala, appese ai muri, ci sono le pagine del quotidiano più importanti fin dalla sua nascita, ed una mappa molto antica che un direttore aveva deciso di appendere per ricordare che le notizie arrivano da tutto il mondo.
Abbiamo visto anche una stampa del primo numero del giornale, l’estetica era molto diversa rispetto a quella del giornale odierno: c’erano molte colonne, pochi titoli e nessuna vignetta, mentre oggi ci sono vignette quasi sempre a colori, titoli di diversa grandezza, foto pubblicitarie. Anche le dimensioni sono cambiate: le prime edizioni erano più grandi, mentre quelle di oggi sono più piccole.
Come nasce un quotidiano
Grazie alla visione di un video, abbiamo capito in modo approfondito come viene creato ogni giorno il quotidiano: dalla riunione mattiniera con la redazione, alla scelta degli articoli che si scriveranno, alla definizione del “timone”, fino alla riunione della prima pagina e alla stampa finale. Abbiamo scoperto che un giornalista, quando scrive un articolo, deve seguire una guida, il timone, che viene definito nella riunione della mattina nella sala Albertini dai caporedattori, dal direttore e dai suoi vice: un foglio con il disegno di come sarà organizzato il giornale, grazie al quale il giornalista capisce quanto spazio ha a disposizione per il suo articolo.
Abbiamo anche visto che nell’ultima pagina della versione cartacea c’è sempre una pubblicità, perché normalmente, quando uno legge un giornale, espone l’ultima pagina alle persone che si trova di fronte che, quindi, possono vedere chiaramente il prodotto pubblicizzato. Per questo l’ultima pagina è la più costosa.
Il Corriere online
Oggi il giornale non è solo di carta, ma è anche sui social e su internet. In questo modo, se il giornale è già andato in stampa, le notizie possono viaggiare lo stesso – salvo in casi eccezionali in cui si ristampa il giornale, ma accade solo nelle sedi di Roma e Milano. Su Corriere.it si possono leggere le stesse notizie del giornale cartaceo o altre che vengono aggiornate continuamente. Abbiamo infatti scoperto che il Corriere è sempre sveglio: se succede qualcosa di notte, come ad esempio il terremoto in Turchia, i giornalisti, anche se non possono aggiornare il giornale, perché l’hanno già spedito, riescono comunque con il sito a comunicarci cosa è successo. Pensandoci, se loro non avessero scritto sul giornale o online del terremoto in Turchia o della guerra in Ucraina, noi non sapremmo cosa sta succedendo nel mondo.
Nella redazione è anche possibile analizzare i dati dei lettori, gli articoli più letti, i dispostivi elettronici più utilizzati per la lettura: una delle giornaliste ci ha fatto vedere dallo schermo del suo pc che è possibile capire in tempo reale cosa e per quanto tempo quante persone leggono le notizie sul sito del Corriere.
La visita è stata davvero interessante e mi ha colpito molto. In particolare, mi è piaciuto conoscere il ruolo degli inviati di guerra: sono giornalisti che, pur sapendo che ogni giorno potrebbero rischiare la vita, portano sempre a termine il loro lavoro. Le notizie, che possiamo considerare scontate, sono arrivate a noi da giornalisti che avrebbero potuto non ritornare più.
Con il contributo di Milo Castellaneta, Michele Brambilla, Elisa Appio, Luca De Antoni, Alberto Ferrari, Sara Lesma