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Da Villa Necchi al Memoriale della Shoah sulle tracce della storia
Il Quadrilatero del Silenzio
Il 5 Febbraio noi classi terze abbiamo esplorato il Quadrilatero del Silenzio alla ricerca della storia e del design che si possono ammirare in queste strade. I differenti stili che si possono notare dipendono delle tre diverse ricostruzioni avvenute rispettivamente dopo l’Unità d’Italia, la Prima e la Seconda Guerra Mondiale.
Fra le diverse abitazioni abbiamo visitato Villa Necchi Campiglio, un simbolo di ricchezza e modernità costruito intorno agli anni’30 dall’architetto Portaluppi. All’interno della proprietà, ora Casa Museo gestita dal FAI, sono dedicati agli svaghi diversi ambienti, come il giardino con la piscina riscaldata, il campo da tennis e la magnifica libreria con i tavoli da gioco e un’area per rilassarsi. La costruzione è dotata di tecnologie all’avanguardia per l’epoca in cui fu realizzata, tra queste i campanelli elettrici presenti in ogni stanza. Inoltre, porta in svariati elementi la firma dell’architetto Portaluppi: le losanghe (accompagnate anche da stelle e simboli marittimi). In seguito l’arredo fu modificato da Buzzi, rispecchiando i gusti altolocati delle Necchi e pur venendo “invecchiato” restò molto sofisticato e ricercato. Le sorelle, infatti, erano persone che frequentavano la più alta società milanese e tenevano molto all’arte, la casa è piena di opere, e alla moda, motivo per cui avevano in casa una guardarobiera, una stilista, personale.
Il Binario 21
Nel pomeriggio ci siamo recati alla Stazione Centrale progettata da Ulisse Stacchini intorno agli anni’10 del novecento e ultimata negli anni’30. Qui per fare memoria di quanto accaduto agli ebrei a causa delle deportazioni avvenute durante la Seconda Guerra Mondiale, abbiamo visto il memoriale della Shoah, il binario 21. Dopo essere entrati ci siamo trovati davanti un muro con su scritta la parola indifferenza, a significare l’atteggiamento della maggior parte degli italiani nei confronti delle atrocità commesse in questo luogo. Dal binario 21, scostato e interrato al di sotto della stazione, e dedicato al trasporto di merci, bestie e posta, partivano dei carri bestiame ricolmi di ebrei deportati. I vagoni salivano al piano delle linee ferroviarie attraverso un montacarichi sul quale era proibito il trasporto di persone: in quel momento smettevano di essere considerati umani. Eppure la guida ci ha raccontato che in mezzo all’indifferenza, si erano distinti anche degli uomini che avevano aiutato dei membri del popolo ebraico senza raccontarlo a nessuno, nemmeno in seguito a questi avvenimenti, e per questo a Gerusalemme è stato dedicato a ciascuno di loro un albero nel Giardino dei Giusti e il riconoscimento di Giusti fra le Nazioni.
Di questa gita mi hanno colpito la bellezza di Villa Necchi Campiglio, in particolare il design di Portaluppi, e per contrasto l’orrore narrato dal memoriale. Questo mi è stato trasmesso dalle parole della guida, ma soprattutto dall’entrare in una quarantina di ragazzi nel vagone dove venivano caricati gli ebrei provando a immaginare la sofferenza di dover restare così per giorni e con il doppio delle persone.
Irene Calvo
Della gita al Binario 21 mi ha molto colpito la testimonianza dei sopravvissuti, perché, pensando a quello che è successo durante la Seconda Guerra Mondiale, prima non mi veniva da collegarlo a me, pensavo che fosse qualcosa di lontano da me; ma sentendo questa testimonianza mi sono accorta che invece ciò che hanno vissuto è ancora in qualche modo attuale.
Teresa
Durante la gita alcune volte pensavo che in quei posti c’erano state delle persone vere con una vita e questo mi sembrava veramente strano perché rendermi conto di una storia vera non è come leggere un libro, mi fa scontrare con la realtà. In particolare mi ha colpito il pavimento del binario 21 che era originale e quindi era stato calpestate da quelle persone vere che erano state deportate, avevano sofferto così tanto e molte erano morte. Infatti sul muro dei nomi pochissimi erano in arancione, ovvero quelli dei sopravvissuti.
Maria Chiara
Della gita mi ha molto colpito come gli ebrei venissero considerato cose dai nazisti e dai fascisti e di come venissero trattati, ovvero come oggetti da sfruttare senza alcuna pietà e da buttare, se inutili, senza alcun ritegno.
Camilla
Quando siamo usciti dal Binario 21 quel luogo mi ha lasciato quella sensazione di malinconia che provo quando terminano le gite e le esperienze che mi ha segnano dentro. La prima esperienza che mi ha colpito è stata salire sui vagoni nei quali venivano deportati gli ebrei. Me li immaginavo lì dentro come se ce li avessi avuti davanti ai miei occhi, ad ogni respiro mi sembrava di odorare la loro fatica, vedevo la loro la loro sofferenza incisa indelebilmente sul legno bagnato. Ciò che per noi è un’attrazione turistica era al tempo uno dei tanti macchinari che la malvagità della mente umana aveva progettato, pure in ogni minimo dettaglio ad uno scopo al nostro sguardare senza alcun senso. Ora come ora mi sembra quasi impossibile pensare che per circa ¾ anni l’intelligenza che Dio ha donato all’uomo sia stata utilizzata per far morire gente molte volte innocente. La vita è sacra e importante, ma a molti ebrei in quegli anni è stata tolta. E perché? È la gente comune a morire, innocente che nel mentre soffre.
La seconda questione che mi ha colpito è stata la volontà di alcune persone dopo tanti anni dalla fine della guerra di cercare e raccogliere tutti i nomi delle persone che erano andate nei campi di concentramento. Avrebbero potuto continuare a non ricordare, a fare finta che non fosse successo nulla, ma la verità e il desiderio di commemorare tutti i caduti nei campi hanno prevalso sul dolore. È stato impressionante vedere quante poche persone si fossero salvate. Il loro è stato davvero un grande esempio di spirito, di coraggio e di forza perché davanti alla ingiustizia subita non si sono scoraggiati e hanno continuato a lottare per la loro vita e per la loro libertà.
Viola
Mi ha molto toccato sentire ciò che gli ebrei ingiustamente subivano. Mi ha colpito scoprire che, a causa delle ideologie razziste dei fascisti e dei nazisti, morissero migliaia di ebrei, di disabili e di tutti coloro che venivano considerati inferiori. Mi ha colpito anche il significato simbolino di alcuni oggetti e stanze del memoriale. Mi ha colpito soprattutto la stanza della riflessione che completamente buia con una piccola luce che entra dal tetto della stanza. Infine mi ha colpito il muro con scritto “indifferenza”. Un sacco di persone, per la paura di essere uccise, hanno scelto di rimanere indifferenti davanti a tutte le azioni sbagliate che hanno fatto i fascisti e i nazisti.
Riccardo