
“Le Metamorfosi” di Ovidio: le seconde in scena
Questo percorso mi è piaciuto moltissimo, è servito sia a me che agli altri, mi ha aiutato a superare l’ansia; in questo spettacolo è servito il contributo di tutti, anche di chi aveva poche battute: ognuno è stato fondamentale, perché se una singola persona non ci fosse stata non avrebbe dato l’attacco a quello dopo e così via. Mi ha colpito anche quando ci abbracciavamo dietro le quinte, perché si è capito che ci vogliamo bene, e non volevamo che nessuno fosse triste per una battuta dimenticata o sbagliata. Da questo percorso sono emersi secondo me dei talenti.
(Mattia Grimaldi)
Io all’inizio del percorso di teatro ero riluttante, avevo paura di bloccarmi come mi era già capitato in passato; in poche parole “no, grazie”. Durante le ultime prove mi dicevo: “Non ce la faremo mai, voglio ammalarmi per non esserci.” Ma quando siamo saliti sul palco, mi si è aperto un altro mondo, ho capito cosa significasse per me davvero, a cosa sono servite le ore passate a ripetere la stessa scena…Non cambierei quei momenti per nulla al mondo. Il teatro mi ha aiutato a superare la mia timidezza, l’ansia che mi perseguitava. Adesso mi fa meno paura parlare in pubblico. Il teatro mi ha fatto crescere, ci ha fatto crescere tutti.
(Caterina Fraulino)
Di teatro mi è piaciuto tutto; all’inizio non ci credevo, e d’altronde non era facile, ma poi con l’aiuto dei prof e degli amici ce l’ho fatta. Mi ha colpito la quantità di gente che c’era a vederci, cosa che non è scontata. Noi avevamo preparato una cosa e qualcuno è venuto a vederla, infatti per fare uno spettacolo ci vogliono gli attori, ma, per guardarlo e goderselo, ci vuole un pubblico. Grazie a questa esperienza ho potuto conoscere di più i miei compagni, ma soprattutto me stessa, infatti non puoi mai dire che conosci veramente tutto te stesso, e nemmeno i tuoi amici più stretti, anche se ci stai da una vita.
(Caterina De Martinis)
Inizialmente non volevo fare teatro, perché mi vergognavo; a ciò contribuiva il fatto che lo facevamo in aula magna, dove molti chiacchieravano durante le prove, così io non riuscivo sempre a concentrarmi. Quando però siamo andati in Pavoni, mi ha colpito il silenzio che c’era. Un’altra cosa che mi ha colpito è il legame che si è formato tra me e i miei compagni; infatti durante lo spettacolo dovevo fare una parte con un mio compagno che è simpatico, ma sta sempre con un certo gruppo di amici. Ho notato che quando c’era la nostra scena ci aiutavamo a vicenda; ciò mi ha fatto capire che, anche se non stiamo tanto insieme, c’è sempre qualcosa che ci lega. Infine, mi ha colpito il dolore che ho provato quando è finito lo spettacolo: mi sono commosso, perché ho capito che sarebbe stata l’ultima volta che avrei recitato insieme ai miei compagni…
(Tommaso Biella)
Mi è molto piaciuto fare teatro perché mi ha fatto capire ancora di più quanto mi piaccia recitare, quanto mi faccia sentire bene quell’adrenalina prima e dopo lo spettacolo. Mi è piaciuto anche perché la nostra classe si è unita ancora di più ed è diventata una vera compagnia, quasi come se fossimo colleghi e non più solo compagni di classe. È bello vedere quante cose si possono fare insieme, anche se non si va sempre d’accordo. Vorrei rifare questo spettacolo altre mille volte e non vedo l’ora di poter riprovare queste bellissime sensazioni.
(Elena Galbiati)
Quando ho iniziato il laboratorio ho pensato che sarebbe stato una noia e che non mi sarei mai divertito, ma dopo qualche settimana mi trovai a mio agio, come se avessi già fatto teatro. Mi è piaciuto molto fare questo lavoro insieme ai compagni che ti danno un grande supporto. Anche durante lo spettacolo, quando io e altri compagni dovevamo prendere in spalla Tommaso, ci eravamo organizzati e contemporaneamente l’abbiamo sollevato e sostenuto. Questo mi ha fatto capire che ci potevamo fidare l’uno dell’altro e dividere i compiti. Alla fine il teatro mi è piaciuto molto, perché ho imparato una cosa nuova mai fatta e soprattutto ho imparato a immedesimarmi di più nei personaggi, usando anche un tono diverso e non piatto. Io lo rifarei ancora con i miei compagni per riprovare questa bella sensazione.
(Vevek Zingali)
Chissà, magari potremmo ricominciare? Quest’esperienza è stata molto bella. Mi ha fatto capire come tutti siamo importanti, anche non essendo i personaggi principali di uno spettacolo, e che ci aiutiamo a vicenda. Inoltre il laboratorio mi ha fatto scoprire che i miei compagni di classe sono veramente bravi a recitare e questa cosa non me l’aspettavo: è come se avessi conosciuto meglio i miei amici. A me piace molto il mondo teatrale e stando nel teatro vero e proprio sentivo l’adrenalina e respiravo quel profumo di teatro. È un’esperienza che vorrei si potesse fare anche il prossimo anno…
(Arianna Stici)
Teatro è stata una grande opportunità per capire il talento che abbiamo. Ho scoperto quanto posso alzare la voce fino al massimo o quanto ognuno sia importante. Mi ha colpito soprattutto quando dietro le quinte ci abbracciavamo o semplicemente ci aiutavamo a mettere i costumi. Secondo me io sono migliorata tanto dall’inizio del laboratorio, soprattutto grazie al cambiamento del luogo. Quando ci siamo spostati in teatro, ho avuto una spinta in più, grazie alle luci, al palco, alla grandezza della sala. Ma soprattutto volevo impegnarmi al massimo, perché mi ricordavo che era proprio lì dove andavo a vedere mio padre che recitava quando ero piccola. Allora quando ero sul palco volevo che lui rimanesse stupito proprio come accadeva a me quando ero una bambina. A dirla tutta, io non volevo iniziare teatro, per niente, dicevo le battute tanto per dirle, ma è stato allo spettacolo vero e proprio che ho capito il messaggio che stavamo trasmettendo. Vorrei rifare l’esperienza del teatro.
(Alessandra Bruseghini)
Mi sembra incredibile che ieri non desideravo altro che fosse oggi, oggi vorrei che fosse di nuovo ieri e di rivivere quest’esperienza meravigliosa. Non è facile iniziare…ma lo è continuare! Ci abbiamo creduto tutti, dai più timidi ai più esuberanti, e abbiamo prodotto qualcosa di indimenticabile. Non c’è stato un io, ma sempre un noi, è stato un lavoro nostro, di squadra, e io sono contenta di averlo vissuto insieme a questi amici fantastici. È stato difficile, davvero arduo cominciare, buttarsi, ma una volta fatto si prosegue, e sono veramente felice di aver tenuto duro, nonostante le fatiche e le paure. Il teatro è stato molto divertente e significativo, e ora posso dire che in me e in noi è avvenuta una vera e propria metamorfosi, ci siamo trasformati. Forse il titolo giusto per noi è: Le metamorfosi della 2B. Non solo abbiamo fatto noi lo spettacolo delle Metamorfosi, ma la 2B è cambiata e si è trasformata. Abbiamo scoperto dei legami e abbiamo vissuto insieme questo momento. Nello spettacolo sono emersi tanti argomenti, e non solo abbiamo donato delle parole, ma abbiamo imparato delle parole che abbiamo poi donato. È stato un lavoro di squadra e senza gli altri non sarebbe potuto succedere nulla. Spero che quest’esperienza si ripeta insieme a questi amici. Mi è sorta una domanda, che scrivo perché mi piacerebbe che me la ponessero spesso, dopo ogni cosa: “Lo scopo era donare o imparare dalle parole che donavamo?”
(Marta Grotti)
Per me il percorso di teatro non è stato per niente facile. Inizialmente mi volevo sotterrare, anche perché nel primo mito io facevo il sasso. Quasi non mi sforzavo, non volevo continuare, ma poi durante lo spettacolo ho dato il meglio di me stessa. Sono cresciuta, ho capito che senza la mia frase da sasso il teatro sarebbe venuto male, diverso rispetto a come è stato. Quasi quasi rifarei il percorso di teatro in terza in un quadrimestre. Anche se recitare non è la mia più grande passione, mi sono divertita, cosa che mi ha stupito, infatti mi sono messa a piangere quando è finita l’esperienza stupenda, anche se inizialmente drammatica. Il laboratorio è stato per me un percorso che da terribile è diventato magia: l’ho vissuto pienamente.
(Asia Masini)
Io all’inizio di questo percorso ero un po’ giù di morale, perché era come se ci dessero un altro compito; infatti, quando Carabelli assegnava le battute, io provavo a nascondermi. Andando avanti però ho capito che era un pregio avere tanti pezzi da dire, perché dopo mi sono accorto che dire le battute davanti agli altri ti faceva sentire bene. Io alla fine sono riuscito a capire che se non ci fosse stato uno di noi, lo spettacolo sarebbe stato diverso e anche più brutto, perché nel teatro c’è bisogno del contributo di tutti, anche del peggiore.
(Nicolò Saracino)