Le seconde medie e l’Iliade al Teatro Sala Fontana
Martedì 9 maggio i ragazzi di seconda media hanno invitato a teatro genitori, famiglie e compagni per la messa in scena dell’Iliade.
Lo spettacolo è stato l’esito della lettura approfondita del poema omerico, iniziata in prima media e conclusa proprio in queste ultime settimane di scuola, e del lavoro condotto nell’ambito del laboratorio teatrale con il regista Stefano Braschi, che ha curato la regia dello spettacolo.
Due repliche con il Teatro Sala Fontana al completo, e un’esperienza emozionante per i ragazzi, che hanno vissuto questo lavoro sul teatro come un’avventura per sè, un’occasione per sconfiggere le paure, scoprire i propri talenti e conoscere meglio se stessi.
E grande è stata per tutti la soddisfazione di aver creato insieme qualcosa di bello, e di averlo potuto offrire a tutti dal palcoscenico.
Durante questa esperienza di teatro mi sono divertita molto e sono stata contenta di aver provato a recitare. Ho scoperto molte cose, ad esempio che il lavoro di squadra è più forte di qualsiasi imprevisto, che supportandosi a vicenda si può superare l’ansia più spietata e che condividere dei ruoli può essere lo spunto di nuove amicizie, che rendono ancora più divertente la recitazione. Inoltre ho scoperto cose che non sapevo dei miei compagni, come serietà e talento. La cosa bella del teatro è che tutti possono essere loro stessi senza esserlo, cioè essendo nei panni di altre persone, che magari non rispecchiano a pieno la loro personalità, ma magari solamente una parte, solitamente una che nessuno poteva vedere. La cosa che mi ha colpito di più di questa esperienza è stato il fatto che ho ritrovato una parte della mia personalità in ogni personaggio che ho interpretato, e che grazie a questo sono riuscita a calarmi in ognuno di essi come se la rispecchiasse appieno. (Eva Dellanoce)
Il ruolo che mi è piaciuto fare di più è quello di Andromaca, perché sono riuscita a immedesimarmi nella sua disperazione, cercando di far provare pietà ad Ettore. Anche se è un pezzo drammatico dell’Iliade mi sono divertita a recitarlo. Prima dell’inizio dello spettacolo ero agitatissima, perché avevo paura di non ricordarmi la mia parte, di farmi prendere dall’agitazione davanti al pubblico, ma quando ero sul palco, il pubblico non esisteva più, esistevo solo io, le mie compagne, e i miei compagni, solo Ettore e Andromaca. (Caterina Poggio)
All’inizio di questa esperienza mi sono sentito come un pesce fuor d’acqua. Poi mi sono detto che dovevo mettermi alla prova. Così ho imparato le mie parti, ho sbagliato, ma poi ho sentito di essere migliorato. Mi sono divertito moltissimo. Sì perché ciò che ho provato è il divertimento, lo stesso che ti trasmette il gioco. Poi non pensavo di sentirmi a mio agio nell’atmosfera del gruppo. Tutti si sono impegnati e hanno dato il meglio che potevano. Abbiamo fatto una cosa grande e l’abbiamo fatta insieme con l’aiuto della nostra Professoressa. Posso dire di essere orgoglioso di quello che ho fatto. (Stefano Noseda)
Ho scoperto che moltissime persone, che magari durante le lezioni non noto, si sono rivelate molto attive e brave, invogliando anche me a lavorare bene nonostante non avessi tantissimo entusiasmo. Un’altra cosa che mi ha colpito è stata quando ero sul palco, infatti prima dell’esibizione ero tesissimo e continuavo a pensare mille modi in cui avrei potuto sbagliare, però quando è stato il mio turno mi sono immaginato di essere in aula con i miei compagni per non sentire la tensione, così facendo sono riuscito a superare il problema dell’ansia che avevo da tanto tempo. (Andrea Capocelli)
Dell’esperienza di teatro mi ha colpito il fatto che nel teatro non puoi più essere te stesso, in un certo senso, perché sei in un corpo di un’altra persona, devi avere un altro carattere, un’altra personalità, l’unica cosa che puoi scegliere tu e che ti fa essere te stesso è come interpretri il personaggio, perché ognuno ha un modo diverso di interpretare qualcuno. Il teatro ho scoperto che è una guarigione della timidezza, forse perché sei nei panni di un’altra persona, per me è stato che mi ha così tanto affascinato il teatro come atmosfera, che non ero più timida, mi sono anche molto divertita durante le prove e soprattutto durante lo spettacolo; infatti, avrei voluto che fosse durato di più. (Benedetta Liuzzi)
Appena entravo nell’aula delle prove di teatro mi veniva un’agitazione bella che mi faceva mettere in gioco anche se io non sono proprio brava a imparare le strofe o versi molto velocemente. A casa mi sono molto impegnata per imparare al meglio le mie parti da recitare per teatro. Anche lo spirito di gruppo dei miei compagni verso di me, mi ha aiutata a non agitarmi quando dovevo dire le parti. (Martina Roffia)
Mi piaceva la sensazione che sentivo quando entravo nella stanza in cui facevamo le prove: appena entravo non mi sentivo più Caterina, ma mi sentivo Ettore o il narratore. Adesso che abbiamo concluso questo viaggio, sento che piano piano una parte nuova di me se ne va, come uno specchio rotto che frammento dopo frammento perde il suo essere “specchio”. Mi colpisce questo aspetto perché mai mi sarei aspettata di scoprire qualcosa che a me era ignoto, soprattutto se la cosa nuova che ho scoperto è qualcosa di mio. (Caterina Badi)
Si notava anche che alcuni avevano un talento per esibirsi, per esempio Chiara; ogni volta che la ascoltavo mi veniva da piangere, perché mostrava perfettamente la disperazione di Achille! L’esperienza del teatro è stata stupenda. Ho scoperto di essere più brava a recitare di quanto mi aspettassi. (…) Alle prove si riusciva a vedere la felicità negli occhi di tutti. Prima di cominciare teatro c’era chi diceva che non si sarebbe divertito; invece, dopo lo spettacolo, era felicissimo. Con il passare del tempo, il teatro ha ribaltato le aspettative di tutti. (Sofia Bergantino)
Una cosa che mi ha colpito molto è che siamo stati tutti molto partecipi nel montare lo spettacolo. Non era un copione già scritto, con frasi e azioni da rispettare, ma l’abbiamo proprio creato noi: se qualcuno aveva una idea su come perfezionare le scene, la condivideva, e insieme ne discutevamo per vedere se applicarla o no al copione. Secondo me, è per questo che il giorno dello spettacolo è stato così bello, perché lo spettacolo lo sentivamo molto nostro, vista la preparazione insieme e di tanti mesi. (Agostino Cafferini)
I miei genitori mi hanno fatto i complimenti per la recitazione: mi hanno detto che mi ero espressa bene, scandendo le parole ad alta voce. Da loro però me lo aspettavo, penso che mi avrebbero detto le stesse cose anche se non avessi recitato bene. Quello che invece mi ha fatto molto piacere, sono stati i complimenti di un mio compagno. Me li ha fatti mentre eravamo ancora sul palcoscenico, non appena avevo terminato di recitare la mia parte. La sorpresa per me è stata grande, perché con questo mio compagno non mi capita spesso di chiacchierare o di passare del tempo. (Cecilia Luoni)
Una delle cose che mi hanno colpito è quella di aver visto che tutti i miei compagni di classe si sono impegnati in questa nuova avventura, tutti si sono buttati in questa nuova esperienza: anche i più timidi, che in classe durante le interrogazioni parlano piano, a teatro hanno lasciato la propria timidezza nel cassetto. Tutti ci abbiamo provato, buttandoci, e alla fine abbiamo tirato fuori uno splendido spettacolo, in cui ci siamo impegnati ma soprattutto divertiti. (Chiara Valentini)