Le terze medie al Binario 21: la memoria contro l’indifferenza
I ragazzi di terza media hanno visitato il Memoriale della Shoah al Binario 21 della Stazione Centrale di Milano in occasione della Giornata della Memoria.
Ecco alcuni dei loro pensieri dopo la visita:
Dopo essere uscita dal vagone mi ha fatto impressione vedere la quantità di nomi scritti sul muro, che indicavano tutte le persone partite da lì, per poi scoprire che solo pochissimi nomi scritti con un altro colore erano quelli dei sopravvissuti. (Anna Toniutti)
Della visita al binario 21 di oggi mi ha colpito tantissimo quando siamo andati a vedere il vagone in cui venivano deportati gli ebrei (e tutte le altre persone non gradite dal fascismo). A un certo punto la guida ha detto che quelle persone venivano spinte nel treno: in quel momento ho immaginato la scena, come se tutti noi ragazzi che eravamo lì a guardare ci fossimo per un attimo resi invisibili per dare spazio a quello che c’era in quel luogo nel periodo del fascismo. Era come se stessi assistendo alla scena: la violenza contro persone che non avevano fatto nulla e che stavano entrando in quel treno senza sapere dove sarebbero finite. È l’inizio di una tortura e, per la maggior parte dei casi, l’inizio della fine. Prima della gita sapevo già del genocidio degli ebrei, ma stare nel posto dove molti di loro hanno cominciato il viaggio mi ha proprio “portato nel passato”. Ero già stata al binario 21, ma ero piccola, e ritornarci è stato bello perché ho provato e sentito quello che hanno passato settecento vite innocenti meno di cento anni fa. (Anita Triolo)
Della visita di oggi mi ha colpito entrare all’interno del vagone del treno. Mi ha fatto riflettere sul fatto che nello stesso posto in cui ero io, meno di cento anni fa, c’erano delle persone che non sapevano quando e dove sarebbero arrivate, mentre io, comunque, dopo pochi minuti, sarei uscito. È stato molto difficile immedesimarmi proprio perché quelle condizioni erano talmente brutali che riviverle è impossibile. (Alessandro Vacirca)
Della visita al binario 21 mi ha colpito la parola «indifferenza» scritta all’inizio della mostra, perché sembra una parola così semplice, eppure fa scatenare guerre, genocidi, la morte di tantissime persone, e riesce a trasformare gli uomini in macchine che pensano solo alla loro sopravvivenza. Secondo me, quella parola a inizio mostra è una parola che deve far riflettere e capire, ma che non tutti capiscono. (Chiara Valentini)