Scuola Secondaria di primo grado- Insieme, dalle cave di marmo al mare
Il marmo e il mare sono solo diversi come sembrano? Durante i due giorni vissuti con i miei compagni di seconda media, ho capito che questi due elementi della natura non sono totalmente differenti. Il primo giorno, infatti, abbiamo visitato le cave di Carrara. Uno degli aspetti che mi ha colpito di più è il fatto che, nonostante la grande quantità di materiale estratto, nei monti è ancora presente moltissimo marmo. Dopo la visita nelle cave ci siamo diretti verso Lucca. Qui abbiamo fatto una biciclettata sulle mura rinascimentali, poi ci siamo incamminati verso il Duomo della città, dedicato a San Martino. La chiesa era strutturata tutta in marmo, anche se noi abbiamo visto solo la facciata. Questa mi ha molto colpito, infatti ogni colonna, ogni particolare è diverso dall’altro: niente è simmetrico. La facciata è realizzata con marmi di colori diversi, dove il bianco e il rosa si mescolano con il verde, dando un effetto molto particolare. L’elemento del Duomo ciò mi è piaciuto di più è stato il labirinto, scolpito nell’entrata laterale, sotto l’arcata più stretta, perché mi trasmetteva qualcosa di misterioso. In questa occasione abbiamo parlato di Michelangelo Buonarroti. Egli, infatti, andava a procurarsi il marmo direttamente a Carrara. Inoltre diceva che lo scultore deve solo togliere perché dentro il marmo è già presente la scultura. Il lavoro della scultura mi ha ricordato la vita. Ho pensato che io in fondo non so bene chi sono, e pian piano nella vita lo scoprirò, come una figura che lentamente viene fuori dal blocco di marmo.
Il giorno dopo siamo partiti con il traghetto e siamo arrivati a Portovenere, un borgo marinaro con piccole case a schiera colorate. Qui abbiamo avuto la possibilità di osservare il mare, ma soprattutto di riflettere. Abbiamo, infatti, letto delle poesie: una era descrittiva e raccontava il paesaggio ligure, l’altra, invece, era più personale. Il poeta, infatti, dice che vuole vivere come i gabbiani nella quiete, ma aggiunge, poi, che il suo destino è vivere balenando in burrasca. Questo ci fa capire che noi siamo fatti per vivere, e con “vivere” non intendo passare momenti sempre belli, ma rischiare, affrontare fatti negativi e positivi, perché sono questi che fanno di noi quello che siamo, senza questi la figura nel blocco di marmo non emerge! Secondo me il mare rappresenta la vita: a volte tempestosa, altre calma: senza le tempeste o i momenti calmi, il mare non è più il mare.
Nell’osservare il mare ho scoperto che in fondo io sono come lui. Nella profondità del mare è nascosto un segreto, nel blocco di marmo è nascosta una figura, nell’avventura della vita è nascosto il Mio segreto perché come dice Chesterton in una frase che i professori ci hanno letto: “la vita è la più grande avventura, ma solo l’avventuriero lo scopre”. Io voglio essere questo avventuriero.
Zagra Benedetta 2^B
(…)Come dice il titolo della gita “Una barca che anela al mare …. e non lo teme”, la nostra prospettiva rispetto a questi giorni, come per il resto della vita, era di tenere bene aperti gli occhi per cogliere tutti gli aspetti delle cose che avremmo incontrato e di non tirarsi indietro davanti alle proposte che la vita ti offre. Arrivati a Carrara ci hanno portato con delle Land Rover Defender in una cava di marmo, dove la guida ci ha spiegato come fanno a ricavare i blocchi di marmo dalle montagne. Questo materiale è pregiatissimo e conosciuto in tutto il mondo ed è stato utilizzato da artisti come Michelangelo che ha usato la tecnica del togliere pezzi di marmo da un unico blocco per far uscire la scultura che secondo lui era già presente all’interno. Durante la visita la guida ha continuato a puntualizzare che alcune delle cattedrali più belle al mondo sono state costruite con il loro marmo, estratto da loro con molta fatica, ma nessuno ha mai riconosciuto il valore del loro lavoro. Per questo gli abitanti di Carrara sono un po’ scontrosi. Inoltre, ci ha raccontato un aneddoto che parla di un signore che aveva incontrato tre scalpellini a cui aveva fatto la stessa domanda, cioè: “che cosa stai facendo?”. Il primo gli aveva risposto: “mi sto ammazzando di fatica”; il secondo aveva detto: “lavoro da mattina a sera per mantenere mia moglie e i miei bambini”; il terzo, affaticato come gli altri, anche lui sporco in volto e gli occhi feriti dalle schegge di pietra, aveva risposto: “sto costruendo una cattedrale”, dimostrando che lui si sentiva parte di un progetto più grande ed era consapevole di stare facendo qualcosa per Dio(…)
Questa è una delle cose che ho incontrato in questi giorni e che mi ha permesso di conoscere più a fondo i miei compagni di classe ed i prof che sono venuti con noi. Il nostro stare assieme ci ha aiutato a fare più attenzione a ciò che avevamo intorno, il che ci ha permesso di vivere al meglio.Mi spiace solo che questi giorni, siano durati così poco.
Andrea Fietta 2^B