The Parameters of our Cage: il regalo di Natale firmato Mandelli
Natale si avvicina, e come ogni anno l’Associazione Genitori Scuole Mandelli Rodari propone il Mercatino di Natale, che per il 2021 si svolgerà in “modalità mista”: online fino al 10 dicembre e in presenza l’11 dicembre in via Bonomi 1, dalle 14 alle 18, per ritirare i vostri regali e trovare molte altre sorprese.
Un’ottima occasione per acquistare regali originali e finanziare al contempo le borse di studio per le famiglie della nostra scuola!
Le proposte speciali della Scuola Mandelli al Mercatino di Natale
Tra i moltissimi articoli disponibili nel catalogo 2021 è possibile acquistare anche il fotolibro “The Parameters of our Cage”, realizzato lo scorso anno dai ragazzi di terza media a conclusione del loro percorso, e le stampe artistiche su carta cotone 30×40 di 11 fotografie estratte dal libro e scattate dai ragazzi.
“The Parameters of our Cage” nasce dall’incontro con due grandi uomini, il fotografo Alec Soth e il carcerato Chris Fausto Cabrera, che nello scambio di lettere durante il lockdown hanno mostrato la creatività vissuta dentro al limite.
Il risultato è un diario visivo e narrativo di 92 ragazzi di terza media del periodo trascorso in lockdown: medi difficili che hanno fatto maturare un seme di letizia e un interesse nuovo per la realtà, una capacità di guardare le cose, le persone e i luoghi cambiando punti di vista.
Il progetto è stato presentato ad Alec Soth, che ha scritto così ai ragazzi e ai loro insegnanti:
“It’s truly an honor to receive this book. Thank you so much”
(LEGGI L’ARTICOLO per saperne di più)
Un lavoro di alto livello artistico, con soggetti personali e per questo universali, che vi invitiamo ad acquistare tramite il Mercatino di Natale: gli ordini delle stampe fotografiche effettuati entro l’11 dicembre saranno consegnati entro Natale (ritiro su appuntamento in segreteria). Sarà comunque possibile ordinare le stampe anche dopo l’11 dicembre, con consegna a gennaio.
“Il testo The Parameters of Our Cage è molto complicato. Possiamo riconosce- re le pareti della nostra gabbia. Questa può rappresentare la nostra stessa vita oppure una cella in senso letterale come nel caso di Cabrera. Il libro ha anche messo in luce il valore della fotografia, nuovo per me: le foto più belle, quelle che abbiamo più a cuore, sono quelle che significano qualcosa per noi.” Tecla Galuppo
“La nonna paterna è l’unica nonna che mi è rimasta. Quando ero bambina, anche solo fino a tre anni fa, il mio rapporto con lei era stupendo. Non l’avevo mai voluto ammettere, ma quando i miei fratelli e i miei genitori dicevano che ero la sua preferita anche io ci credevo e la cosa mi lusingava moltissimo. Crescendo sono parecchio cambiata e soprattutto dopo la quarantena sono diventata poco affettuosa, e lei ne ha risentito molto. Ho voluto fotografarla perché mi sento parecchio in colpa per questi miei atteggiamenti, ma a volte è più forte di me, non riesco più a darle un bacio sulla guancia o un abbraccio. Provo a non farla stare troppo male con alcuni piccoli gesti, ad esempio vado a fare i compiti da lei quando ne ho l’occasione o magari la aiuto un po’ in casa a fare quello che lei ormai non riesce più a fare. Insomma, cerco di farle capire che io le voglio bene anche se non sono più la bimba che si fa coccolare, ma una ragazza un po’ scontrosa.” Cecilia Zeni
“Alcuni scogli si intravedono da un buco di un muretto posizionato verso il mare. Ho scelto di fare questo scatto perché era il posto in cui molto tempo fa mio fratello e mio papà si tuffavano, mentre io li osservavo dai buchi del muretto perché ero terrorizzata ad avvicinarmi. Alla fine non ho mai provato a tuffarmi da quegli scogli, perché quando ho capito che potevo affrontare quella paura, non siamo più riusciti ad andarci e ho quasi avuto il rimpianto di non averci provato prima. Ho imparato che non bisogna aspettare a superare qualcosa, anche se hai paura, perché si rischia di perdere una buona occasione.” Miriam Sommacal
“Il protagonista della foto è un venditore ambulante di fiori. Lo trovo spesso quando vado a messa. Si trova fuori dalla chiesa sempre con delle rose in mano. In quest’ultimo periodo, e specialmente nel Lockdown, non si poteva fare molto: le uniche cose che si potevano fare fuori di casa erano la spesa, qualche giro al parco e andare a messa. Tutte le volte che andavo in chiesa trovavo questo signore che vendeva le rose a chi si fermava. In questo periodo, oltre alla famiglia, non si vedeva nessuno e vedere lui ogni domenica era come vedere qualcuno che conoscevi, come un amico o un familiare. Con questo scatto ho voluto comunicare, grazie al colore delle rose e allo sguardo del signore, che in un periodo buio o triste c’è comunque qualcosa, anche di semplice, che ci rende felici.” Sofia Contini
“Una ragazza a me sconosciuta che cammina sulle scale della metro mi ha affascinato subito e per questo l’ho fotografata. Ho scelto proprio questa ragazza, tra le tante persone che avrei potuto fotografare, perché mentre saliva le scale era di spalle, quindi non si vedeva la sua faccia e, caratteristica indispensabile di questo periodo, non si vedeva che indossava la mascherina. Mi sono soffermata proprio sul fatto che non si vedesse la faccia facendo un ragionamento: io che ho scattato la foto so quando l’ho scattata, cioè durante il tempo della pandemia, ma chi la guarderà in futuro, non capirà se l’ho scattata durante o dopo il Coronavirus, dato che non si vede la mascherina.” Maria Chiara Rossi
“Il luogo raffigurato in questa foto è un campetto vicino a casa mia. Ho scelto questo luogo perché mi ricorda quando ero piccolo, perché andavamo io, mio fratello e mio papà a giocare a calcio ogni domenica e mi divertivo a stare in porta. Per me questo luogo è stato molto utile in questo periodo per sfogarmi: quando ero stanco di restare a casa, ogni tanto andavo a fare due tiri anche da solo, ma pur essendo da solo mi divertivo come quando ero piccolo. Con questo scatto ho voluto comunicare quanto mi sta a cuore anche un brutto campo. Quello che conta veramente per me non è la bellezza, ma quello che ho passato in quella terra polverosa in mezzo a due porte.” Luca Maffa
“L’immagine ritrae mio papà prima di finire in ospedale con il Covid. Si affaccia e guarda la realtà fuori che non vede da tanto essendo chiuso nella sua camera da giorni. Sta sorridendo perché ci parliamo, è un momento in cui si distrae da quello che gli sta capitando e che sta vivendo. Ho deciso di ritrarre lui perché in un momento di paura per noi ho capito davvero la sua importanza. Nonostante fossi io a dover sostenere lui, in questi ultimi giorni è stato lui a supportare me, perché mi diceva sempre che non sarebbe stato sconfitto da un virus così piccolo. E così è stato.” Diego Martinez
“Ho scelto di fare questo scatto a una ragazza di spalle in un viale deserto del parco con tutti gli alberi ai lati. Mi è piaciuto particolarmente il legame tra il colore brillante del cappotto e il verde attorno con queste punte di rosso. Il fatto che ci sia solo lei al centro della scena dà un’idea di solitudine e inquietudine. Durante la quarantena andavo molto al parco ed ho iniziato anche a guardare le persone che mi circondavano. In particolare non potendo vedere il viso coperto dalla mascherina, mi concentravo sui vestiti, immaginandomi che volto avesse la persona che li indossava.” Sofia Ruozzo
“In questo scatto ho voluto rappresentare lo sgabuzzino di casa mia, che durante il 2020 è diventato una vera e propria postazione per studiare. Ricordo ancora la pesantezza di marzo dell’anno scorso, sulla sedia durante le video lezioni. Questo posto mi ha insegnato ad andare avanti, a continuare ad ascoltare le lezioni, ad apprezzare tutte le piccole cose che rendevano migliore le giornate. Come il ticchettio dei tasti della macchina da scrivere, o gli uccelli sugli alberi e il sole che entrava diretto la mattina.” Sofia Ruozzo
“La persona ritratta in questa foto è mia madre. Eravamo al supermercato insieme e mentre lei stava cercando qualcosa da comprare io l’ho fotografata senza farmi notare. Finito di fotografarla, ho notato un gioco di luci veramente bello: la faccia di mia madre si vedeva abbastanza, ma il suo corpo, anche se si vedeva bene, era principalmente formato dalle luci gialle della vetrinetta. Ho fotografato mia madre perché lei mi è stata sempre vicina nei momenti difficili, come la quarantena, mi aiutava a studiare e mi faceva divertire per tirarmi su il morale, quindi ho voluto fotografarla come segno di ringraziamento. Il secondo motivo per cui l’ ho fotografata è perché mi piaceva molto il gioco di luci che si era creato. Con questo scatto voglio comunicare che non sempre le foto migliori nascono nei luoghi belli, ma che anche nei luoghi come il supermercato si può ottenere una fotografia unica e bella.” Lucia Furlan
“La foto rappresenta la vista che si apre ai miei occhi dalla sala da pranzo sul cortile interno di casa mia a Milano. Io amo molto la mia casa e negli ultimi tempi ho imparato a godere di più di questo ambiente dato che ci ho passato molto più tempo a causa dei vari Lockdown vissuti. L’affetto che provo nei confronti di questo luogo è aumentato perché non mi sono mai sentito prigioniero, ma ho potuto godere di spazi ampi e ho potuto rimanere a contatto con la natura pur restando in casa. Per me la casa, nonostante le restrizioni, non è diventata una gabbia ma un luogo che sono riuscito ad apprezzare di più.” Giacomo Basilico