“Ti regalo la mia molla”: la vita di Andrea Mandelli in una mostra
Venerdì 1 dicembre i ragazzi della Scuola Secondaria di I grado e i genitori della Fondazione Mandelli Rodari hanno avuto l’opportunità di incontrare Antonio Mandelli e di conoscere più a fondo la vita di suo figlio Andrea, al quale sono intitolate le nostre scuole.
Attraverso la presentazione della mostra ”Ti regalo la mia molla”, che è stata esposta alla giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona 2023, Antonio Mandelli ha fatto conoscere a tutti la vita di Andrea, un ragazzo come tanti, che, con la sua fede e la sua straordinaria capacità di amicizia, ha saputo cambiare la vita di molti e il pezzo di mondo che lo ha visto protagonista. E ci ha testimoniato, attraverso il suo racconto di padre, quale straordinaria opportunità sia condividere la vita e crescere insieme in una famiglia nell’orizzonte di una comune fede.
La vita di Andrea Mandelli: tutta la realtà è segno di Dio
Andrea Mandelli, quarto di sette figli, nasce il 3 febbraio del 1971 e cresce in una famiglia unita e operosa, che si costruisce da sè una grande casa. E’ un ragazzo intelligente, pieno di interessi ma con poca voglia di studiare, che impara dalla mamma Sofia, morta un anno fa, che “tutto è una sfida, tutta la realtà è segno di Dio”.
Andrea si circonda sempre di amici, che invita anche in vacanza. A quattordici anni chiede al preside del suo liceo di poter usare un’aula, tutte le mattine prima di scuola, per recitare le lodi insieme ai suoi amici, e a quindici anni conduce degli incontri e una campagna elettorale in cui sostiene che “le cose piccole sono le più preziose”.
In terza superiore Andrea viene bocciato e i genitori lo trasferiscono al Liceo Sacro Cuore. Appena entrato in questa scuola gli viene diagnosticato un tumore incurabile. Ha diciassette anni, ma capisce subito la gravità della malattia, e dice scherzando ai genitori: “vuol dire che dovrò restare molto in ospedale e consumerò parecchi pigiami”.
Stare davanti alla realtà della malattia vuol dire per lui vivere intensamente e non smettere di fare ciò che è chiamato a fare: Andrea non perde la sua fede, ma continua a vivere una vita sacramentale, ogni mattina va a messa, anche durante la malattia. Con alcuni amici crea anche un giornalino per la scuola, intitolato: “ATTENZIONE: pericolo di vita e di morte. Sempre”.
Durante la malattia Andrea insegna al fratello di due anni ad arrampicarsi e ad affrontare le difficoltà; organizza gite sugli sci con gli amici e in ospedale inventa una card per gli studenti del Sacro Cuore. Continua a studiare e lo studio gli fa sorgere domande, tanto che un giorno scrive ad un’amica: “che cosa c’entra la filosofia con la gloria di Dio?”
Per Andrea gli amici sono la presenza fisica di Cristo. Loro si organizzano con turni per andare a trovarlo e non lasciarlo mai solo; a volte in ospedale suonano la chitarra e cantano insieme, poi recitano i vespri con lui. Un’amicizia che non passa inosservata, tanto che un giorno il primario dell’ospedale va da Andrea e si confida con lui: “Io non credo in nulla, ho paura dei legami” perché grazie a lui capisce che la fede in Cristo crea un legame che ti stringe a Dio e ti fa vivere tanti bei legami che ti sostengono.
Circa due mesi prima della sua morte Andrea scrive ai suoi amici: “la pienezza della vita sta nella verginità e nella morte” e “Carissimi, a cosa serve la vita se non a essere donata?”
Andrea muore il 29 novembre del 1990, a diciotto anni. Le sue ultime parole sono: “ok, va bene, andiamo”.
Ti regalo la mia molla: il valore dell’amicizia al Destino
La vita di Andrea è raccontata in un libro dal titolo “Ti regalo la mia molla”: qualche mese prima di morire aveva regalato ad una sua amica una scatola grande con dentro una più piccola, nella quale c’era una molla e un foglio con su scritto: “Qual è il valore di un amico? Quello di ricordare all’altro il destino che, come una molla, lo ha spinto a cambiare la propria vita rendendolo veramente felice! Ecco la mia molla!!” Per lui la molla era Cristo.
La vita di Andrea e la sua testimonianza hanno cambiato la vita dei suoi amici, che ancora oggi vivono l’esperienza fatta con lui. Certi delle parole di Andrea: “Il cambiamento non è diventare “buoni”, è la Sua presenza. Beato, non più infelice perché puoi dire “Tu” a Cristo”.
E la vita di Andrea è diventata anche una mostra, esposta l’estate scorsa a Lisbona durante la Giornata Mondiale della Gioventù e lo scorso week end anche alla Fondazione Mandelli Rodari.