
Uno sguardo al cielo: le terze medie al Planetario
Di recente noi ragazzi delle terze della scuola media Mandelli abbiamo visitato il planetario Ulrico Hoepli.
Questa visita è stata uno dei momenti salienti nell’ambito di uno degli argomenti principali trattati durante quest’anno: l’astronomia-cosmologia, e più precisamente, il sistema Terra-Sole-Luna con tutte le complesse relazioni che intercorrono fra questi tre corpi celesti.
Al Planetario abbiamo invitato il professor Marco Bersanelli, astrofisico dell’ Università degli Studi di Milano, che, molto gentilmente, ha accettato di venire per tenere una lezione.
Il Planetario Ulrico Hoepli: un gioiello di architettura e tecnologia
Appena entrati, è stata subito evidente l’estrema cura con cui, oramai 95 anni fa, questo magnifico edificio è stato costruito. Ricco quindi di storia, oltre che di scienza, questa fantastica costruzione fu commissionata dal famoso mecenate e geniale imprenditore di cui porta il nome al più famoso architetto italiano del tempo, Piero Portaluppi.
Quando il proiettore, un gioiello della tecnologia al tempo della sua costruzione, è stato acceso, le file circolari di sedie sono state percorse da un brivido e un mormorio di stupore. Guardando lo spettacolo che, proiettato sull’enorme cupola, si parava davanti ai miei occhi, mi è parso impossibile che una così magnifica e fedele rappresentazione del nostro universo potesse essere realizzata.
La storia dell’astronomia e il desiderio di infinito dell’uomo
A quel punto, il professore ha iniziato a raccontare una storia più vecchia di noi e di lui, una storia antica come l’essere umano: la storia dell’astronomia. Ci ha spiegato che, migliaia di anni fa, gli antichi greci riuscirono a calcolare con una ragionevole approssimazione la distanza fra la terra e il sole, semplicemente osservando il movimento, nel corso della giornata, dell’ombra proiettata da una meridiana e che, alcuni anni dopo, riuscirono anche a calcolare il raggio terrestre basandosi su questa informazione e la differenza tra le albe di due città tra cui si conosceva la distanza. Arrivando a tempi più recenti ci è stato raccontato come il proiettore attualmente utilizzato nel planetario sia ancora quello originale, costruito nel 1930. Infine si è arrivati alle più moderne innovazioni, come la teoria secondo cui lo spazio sarebbe una “sfera bidimensionale”.
Fin dagli albori della sua esistenza l’uomo si è occupato di questa materia, tanto che su alcuni dei più antichi dipinti rupestri attualmente conosciuti sono state trovate rappresentazioni estremamente fedeli delle costellazioni. Come la poesia, l’osservazione stellare soddisfa il più grande e profondo desiderio dell’uomo: il desiderio di qualcosa di infinito. Non molto differentemente, migliaia di anni dopo, in mezzo al fango di una trincea, Giuseppe Ungaretti avrebbe fatto seguire all’affermazione “(anche il cielo stellato finirà)” il verso: “Perché bramo Dio?”.
È stata decisamente una giornata molto interessante in compagnia di un luminare della scienza, che ci ha aiutati a comprendere alcuni concetti che all’apparenza possono sembrare astratti e incomprensibili.
Matteo Zanoni
In particolare, una cosa mi ha colpito di quello che ha detto il professor Bersanelli: ha spiegato che la Terra si trova in una zona del Sistema Solare che è la sola, a nostra conoscenza, a poter accogliere una qualche forma di vita. È l’unico pianeta del Sistema Solare ad avere acqua allo stato liquido, fondamentale per i viventi, grazie alla presenza di un’atmosfera che la circonda che fa sì che sulla terra ci sia un giusto intervallo di temperature. È straordinario scoprire che se la Terra non fosse in quell’esatta posizione, noi non potremmo esistere. È straordinario riconoscere che ogni cosa è stata fatta in modo pensato per noi, da qualcuno che ci ha preferiti. Questo mi ha colpito molto ed è grazie alla visita all’osservatorio che ho potuto capire quanto sia reale.
Chiara Pivetta
Il professor Bersanelli ci ha spiegato in maniera più approfondita alcune caratteristiche delle stelle, del Sole e della Terra che in classe avevamo accennato. Ci ha spiegato per esempio che già gli antichi avevano scoperto qualche cosa di questo mistero inesauribile che è l’Universo semplicemente osservando, usando solo i loro occhi! Avevano osservato e descritto la volta stellata e i movimenti del Sole ed erano persino riusciti a capire quanto fosse distante la Luna dalla Terra! Ciò che mi ha colpito di più, è stato conoscere come nascono e come muoiono le stelle. Nascono da un miscuglio di gas e muoiono o esplodendo o sfaldandosi a poco a poco, liberando sostanze di cui anche noi siamo fatti. Mi colpisce perché tutti questi processi naturali che accadono nello spazio, accadono autonomamente e ordinatamente. È bello sapere che noi, qui sulla terra, su un microscopico puntino perso in una grandezza non misurabile, abbiamo potuto scoprire un pochino dell’infinito di cui facciamo parte. E tuttora mi chiedo come sia possibile.
Dorotea Colmegna
Mi ha impressionato molto vedere tutte le stelle proiettate sulla cupola, perché è un’immagine per me insolita, visto che a causa delle molte luci presenti a Milano sarebbe impossibile vedere un cielo così. Questo pensiero mi ha portato a riflettere su quanto stupore potesse provare un uomo preistorico alla vista di così tante stelle. Immagino che per lui il cielo notturno fosse qualcosa di davvero misterioso, quasi magico, un’infinita distesa di luci che sembravano osservare e proteggere la Terra. A volte penso che la nostra percezione del cielo, ormai abituata alla luce artificiale, ci faccia perdere la meraviglia che quelle stelle potevano suscitare in chi non aveva mai visto nulla di simile. La vastità del cielo e la quantità di stelle che brillavano sopra di noi dovevano sembrare un altro mondo agli occhi degli uomini antichi, qualcosa di immensamente più grande e lontano.
Carlotta Lavatelli
Circa una settimana fa sono andata con la scuola al Planetario di Milano. È stata un’esperienza bellissima, e mi ha colpita molto il fatto che proiettavano il cielo di notte sopra di noi. Questa proiezione sembrava quasi reale, come se non fossimo a visitare un museo, ma come se quel cielo esistesse veramente. Non abbiamo solamente sentito spiegazioni sulle costellazioni o sui pianeti, li abbiamo anche visti. E, così, è stato molto più facile comprendere ciò che ci dicevano, che è stato molto interessante. Soprattutto, mi è piaciuta la parte sulle stelle: come nascono, come formano le galassie e come muoiono. Inoltre, sono stata anche colpita dalla spiegazione sugli esperimenti che, nell’antichità, gli scienziati fecero per trovare il valore della distanza Terra-Sole, e quello della misura della circonferenza della Terra: non avrei mai immaginato che, con i pochissimi dati che avevano a disposizione, soltanto osservando con gli occhi e con la geometria, gli antichi Greci sarebbero riusciti a scoprire con buona precisione alcune caratteristiche del nostro Sistema Solare.
Chiara Righetti